I Lavoratori Agile (ex Eutelia, ex Olivetti, ex Bull) - Sede di Pregnana Milanese   

Dal 4 novembre 2009 in lotta per il posto di lavoro.

Psyco -> VOCI

 

Voci... che non si sentono. Dar voce alle Voci.

La prima notte

Martedì 3 novembre 2009, ore 17.30 … dovrei timbrare ed andarmene a casa, scappando a gambe levate da questo posto che negli ultimi anni mi ha tolto così tanto: capacità, rapporti umani, fiducia, dignità, soldi, serenità ed il mio futuro.
17.35 ... sono ancora qui, dovrei timbrare, andarmene, come tutte le altre sere ... no, stasera no!
Mi guardo in giro furtiva, qualcuno sa ed io so che sa. Ma chi sono gli altri? Ci sono sguardi, gesti, ma non conferme ... sarà quel collega? O quell’altro? Sapranno di me?
Chi sa ha i miei stessi occhi, un pò eccitati e un pò preoccupati ... è da venerdì che so, oggi è martedì: 5 giorni per pensarci, per provare ad immaginare, programmare, organizzare...5 giorni che non passano mai e ancor più queste ultime ore.
Stasera si occupa!
Non ho paura, ma a fatica riesco a dominare la mia ansia: il mio capo non se ne va ed io non so più come giustificare la mia permanenza.
Trovarsi con gli altri darebbe troppo nell’occhio: non so dove andare, non so cosa fare.
Timbro, saluto tutti e faccio finta di uscire, mi metto in macchina, nel parcheggio.
Il bagagliaio pieno di materassini, cuscini e sacchi a pelo.
Fa freddo, accendo la radio, la musica un pò mi rilassa; ogni tanto qualcuno passa per raggiungere la sua macchina nel parcheggio: come un razzo mi sdraio sui sedili per non farmi scoprire.
Mi vergogno e mi viene da ridere di me.
Ma può essere possibile?
A 46 anni mi ritrovo a nascondermi in macchina in procinto di occupare l’azienda dove lavoro ... proprio io, che non ho mai avuto l’occasione di partecipare ad una occupazione neanche quando andavo a scuola, quando avevo 15, 16 anni, con l’irresponsabilità di quell’età, con l’utopia di poter cambiare il mondo e la presunzione di riuscirci veramente!
Mi ritrovo a farlo ora, da adulta, con responsabilità e quindi molta più preoccupazione ... ma qualcosa di quell’adolescente mi è rimasta dentro.
Ancora credo che lottare per quello in cui si crede sia immensamente importante, ancora credo che riprendersi quello che ci è stato tolto sia indispensabile e prioritario: rivoglio la mia dignità di donna e di lavoratrice, la rivoglio per me e per i miei figli, rivoglio la mia vita, rivoglio il mio futuro!

Ancora credo che cambiare il mondo sia possibile o quantomeno sia doveroso provarci e che il cambiamento avvenga attraverso piccole e grandi cose, attraverso ognuno di noi.
19.30 riguadagno la mia posizione in ufficio, la maggior parte delle persone se ne è andata, molto più facile ora identificare i “compagni di viaggio” per questa avventura che si sta per compiere.
La tensione è molto alta, ognuno la esorcizza a modo suo: chi mangiucchia, chi fuma, chi parla in continuazione...
Mi rendo conto che istintivamente cerco il buio ed il silenzio: capisco che riuscirò a calmarmi solo quando saprò che le catene saranno state chiuse intorno ai cancelli.

E’ passato più di un mese da quella sera e volevo ringraziare quel gruppo di persone meravigliose, così diverse e così unite, instancabili, con cui ho riso, pianto, litigato, con cui mi sono ubriacata e con cui ho condiviso così tanto ... nitro, glicerina, ciro, il baffo, vissani, lo sio, la sia ... tanti soprannomi per qualche manciata di “operai incappucciati” che hanno nascosto il loro volto, ma hanno mostrato un cuore ed un coraggio grandi così.
Grazie quindi a quelli “dentro” e se possibile un grazie più grande a quelli “fuori”, quelli che dalle prime ore di quel fatidico mattino si sono assiepati dietro ai cancelli sbarrati accogliendo la “novità” con un confortante ERA ORA! E che lì sono rimasti con il vento, con la pioggia, con il freddo, giorno dopo giorno, sera dopo sera, notte dopo notte.
Alla loro fantasia, alla loro operosità, alla loro instancabile iniziativa, alle persone timide che hanno tirato fuori tutta la loro forza, a quelle più estroverse che hanno coinvolto, trascinato, convinto...
Si, perchè un’occupazione è un’esperienza forte, così forte e sconvolgente, così fuori dagli schemi, da abbattere tutte quelle barriere di una quotidianità d’ufficio che normalmente cela, non fa trasparire, consentendoti al contrario di conoscere le persone per quello che sono realmente, autorizzandoti ad una affettività e corporeità anomale per un luogo di lavoro, permettendoti di riscoprire valori da troppo tempo ingiustamente sepolti, primo fra tutti la SOLIDARIETA’.
A tutti quelli che fintamente lavorano, a tutti quelli che non lavorano ma fintamente timbrano, a tutti quelli che non ho visto, a tutti quelli che pensano che leccare il culo sia ancora la strada giusta, ai passivi, ai vinti ... dico solo che io non mi arrenderò, che andrò avanti fino alla fine anche senza di loro, anche nonostante loro e mi dispiace perchè hanno perso tanto, perchè noi abbiamo qualcosa che non riescono neanche ad immaginarsi e che probabilmente non avranno mai.
A proposito ... tornando a quella notte ... come diceva il piccolo principe, o forse la sua volpe non ricordo, l’ESSENZIALE E’ INVISIBILE AGLI OCCHI, ma io quella notte l’essenziale l’ho respirato a pieni polmoni e nonostante tutto il resto a contorno, questa è stata, è e rimarrà tra le esperienze più importanti ed intense di tutta la mia vita.

 

 
 

 
Agile. Vite che si intrecciano

Agile, ex-Eutelia, ex-Bull, ex-Olivetti/Getronics, Gruppo Omega, 2000 lavoratori senza stipendio da quasi 5 mesi

Di cosa si potrebbe mai parlare ancora? Del fatto che riunioni su riunioni e incontri su incontri ai vertici delle istituzioni fino ad ora non hanno portato ai risultati sperati? Che si deve aspettare il 23 dicembre per sapere se un giudice perorerà la nostra causa e dichiarerà l’insolvenza dell’azienda, così come auspicato dai dipendenti?

Di parole ne sono state già spese tante. L’argomento è stato già analizzato da tutti i punti di vista.

Basta andare su Google e digitare una qualsiasi di queste parole….. presidio, incappucciati, vertenza, cassa integrazione, mobilità, corteo, sit-in, sindacati, Palazzo Chigi, Presidenza del Consiglio, Gianni Letta, Samuele Landi, Massa, Liori, Omega, Agile, Libeccio, Restform Limited, Eutelia, bliz dei vigilantes, truffa, commissariamento, amministrazione straordinaria…per riuscire ad agganciare questa assurda storia, fatta di imprenditori disonesti, di speculazione finanziaria, di furti legalizzati, di incapacità gestionale, di professionalità disperse.

Questa è la vicenda di tanti lavoratori di questa azienda che a causa della forzata vicinanza generata dal presidio permanente, si sono scoperti essere persone in mezzo a storie di difficoltà, storie di umanità, storie di amicizia raccontate, vissute, nate proprio lì, al freddo, in mezzo ad una strada, intorno ad un bidone fumante, giorno dopo giorno.

Alle 8 di mattina già ci sono gli impavidi che accendono il fuoco nel bidone che garantirà un poco di tepore per tutto il giorno, fino alle 20 di sera, quando i cancelli si chiuderanno e quelli fuori se ne andranno mentre quelli dentro si prepareranno a passare la notte fuori casa. All’inizio regnava la confusione ma ora siamo organizzatissimi, turni di volontari per ogni cosa, elenchi di persone per questo e per quello, chi va a Roma venerdì con pullman, chi fa presidio notturno, chi si occupa dei pasti, chi degli eventi, chi di riassettare, chi pulisce i bagni….

Viene costituito anche un comitato che gestirà il nuovo Fondo nato dagli aiuti economici che sono arrivati. Grazie al cielo per questo mese qualcuno riuscirà a pagare la rata del mutuo. Ma la prossima?

E’ curioso come la tragedia di 2000 famiglie sia potuta passare inosservata per tanto tempo ma ora finalmente i media ci danno un po’ di risalto. Ma fino a quando? Sappiamo bene che di questi tempi è solo la cronaca a fare notizia o magari il gossip ad alti livelli.

Siamo nei tempi dei gesti eclatanti, perché la semplice povertà, disperazione, dramma della gente comune non fa notizia.
I colleghi di Ivrea ci hanno provato e sono saliti sul tetto. Da lì hanno lanciato appelli, ma non è servito granché. Forse non sono stati convincenti; forse sono stati banali e scontati. Queste strade le hanno già percorse in tanti prima di noi.
Il fatto è che per noi è la prima volta. La prima volta senza stipendio e con una lettera di licenziamento in arrivo.
Non siamo esperti in materia!

Le giornate trascorrono faticosamente ma trascorrono. C’è pure un corso improvvisato di maglieria, così almeno ci portiamo avanti coi regali. Natale è alle porte. Quest’anno sciarpe a tutti, amici e parenti.

Abbiamo allestito anche il mercatino dell’usato, per racimolare qualche euro. Qualcuno i regali li compera lì. Quest’anno va così.

Alle 12 si servono i pasti. Piatti e forchette di plastica. Le sedie sono poche, si mangia in piedi come i cavalli.

Mi si stringe il cuore a vedere tutti i miei colleghi con l’aria mesta, in fila col piatto in mano attendere la loro razione.

I ricordi mi portano a scene di film del passato. Sono troppo giovane per avere ricordi miei ma l’immaginazione gioca brutti scherzi e mi tornano alla mente storie di deportati, di poveri al tempo del fascio, di terremotati. Mi si stringe il cuore e mi viene un po’ di magone.

-Anche a me un panino intero. Ho una fame oggi!- Meglio concentrarsi sul pasto, perché i pensieri hanno un sapore amaro.

Attorno al bidone gli umori si alternano. Si parla del più e del meno ma sempre si ritorna lì: se e quando ci pagheranno, se la nostra lotta sarà vincente, se torneremo mai a lavorare, chissà cosa faranno quelli che non si vedono mai. Qualcuno lavora da casa. Questo ci fa male.

Si ride anche e si scherza ma al di là della voce, sono gli occhi di tutti a tradire la paura, lo sgomento per il domani. Occhi incerti, occhi febbricitanti, occhi mesti, occhi che cercano in altri occhi il sostegno e la forza per poter tener duro.

I turni si alternano ma rimangono comunque faticosi. La notte si dorme sulle brandine che ha fornito la Protezione Civile di Pregnana, ma per molti le ore passano insonni. C’è agitazione, la paura che qualcuno sfondi il presidio anche qui, come già successo nella sede di Roma. Molti dormono male perché abituati solo al loro letto e alla mattina si alzano tutti rotti. Ma questo sacrificio va fatto, e lo fanno in tanti e se ne fanno una ragione anche se non sono dei giovincelli e per alcuni gli acciacchi iniziano a farsi sentire.

La pazienza e la comprensione dei famigliari è messa a dura prova. Non ci sono più mariti, mogli, figli, madri, padri. Ci sono solo presidianti che si alternano, organizzano, discutono, si accapigliano ma poi trovano una strada comune e fanno cose che mai avrebbero pensato di poter e saper realizzare.

Il premio Nobel Dario Fo accetta di passare una serata in azienda e con la sua infallibile genialità ci regala dei momenti di grande distensione. Dario Fo e Franca Rame hanno dimostrato una solidarietà nei nostri confronti e una comprensione che ci commuovono.

Dirà Fo poi in una intervista “Avete dimostrato grinta, bravi. Faccio il tifo per voi!”

E come possiamo pensare di mollare, di scoraggiarci se cotanto personaggio ha capito al volo la situazione e si è schierato dalla nostra parte?

Le feste ormai sono alle porte e forse Via Olivetti 79 si vestirà di gioia, di amore e sentimenti di comunione come mai è successo prima di ora. Qualcosa di grande è già nato tra le persone. Mentre aspettiamo il miracolo del Natale il nostro piccolo miracolo si è già avverato.
E con l’occasione di scrivere pubblicamente non ho saputo resistere alla tentazione di dar voce alla nostra letterina natalizia.

“Caro Babbo Natale, quest’anno noi dipendenti Agile ex-Eutelia vorremmo la serenità.

Vorremmo anche un lavoro e uno stipendio per poter continuare a fare una vita più o meno normale, almeno un po’ simile a quella che avevamo fino a cinque mesi fa.

“Vorremmo imprenditori di razza, perché bastardi li abbiamo già avuti”, che sapessero riprendere le redini di questa azienda e raddrizzarla così che anche tutte le nostre vite possano rialzarsi dignitosamente.

E se vorrai passare un momento da noi troverai tanta umanità, cuori di amici che nelle difficoltà hanno saputo metter da parte le incomprensioni, le discussioni, per essere un unico cuore.

Il cuore dei lavoratori exBull-exOlivetti. Un cuore grande così.”

 

 

Lettera ad Eutelia

Chiusa fuori di casa senza aver dimenticato le chiavi, è così che mi sento, tutte le mattine da che è iniziata l’occupazione dell’Azienda.

Chi l’avrebbe mai pensato, è un po’ come trovarsi alle soglie di un divorzio dopo 27 anni di matrimonio. Perché in Bull ho trascorso una vita, da quando avevo 20 anni, mi sono sentita sempre come in famiglia, protetta e coccolata, e ridendo e scherzando, la famiglia me la sono fatta davvero, ci ho pescato anche un marito che ha lasciato l’Azienda, meno male, anni fa.

E’ pazzesco, qua fuori con me ci sono fior fiore di professionisti, anche se a guardali, tutti attorno al bidone in cui brucia la legna dei bancali, sembra più di vedere il gruppo dei Gipsy King, quelli tagliati fuori perché non hanno più lo strumento.

Già ,“quelli tagliati fuori!”, è così che ci sentiamo tutti, indistintamente e con tanta rabbia dentro, non è che l’Azienda va male, è che l’Azienda, così come l’abbiamo conosciuta noi, non esiste più da un pezzo. Siamo passati da avere un Amministratore Delegato ad essere guidati da un Capitano.

Capitan Uncino, che fosse monco l’abbiamo capito dopo!

Qualcuno gli recitava anche le poesie “Capitano o mio Capitano…”.

E lui, il Capitano, apriva blog, inneggiando alla lotta contro il sindacato tiranno, in darwiniana memoria si arrampicava sui cancelli dell’Azienda, gli stessi che vedo ora sostenere i nostri striscioni di protesta, o forse si arrampicava perché quella mattina aveva sbagliato pusher, inneggiando contro i sindacati, contro chi stava scioperando.

Oggi sono al dilemma: Capitano di Ventura o Capitano di Sventura?.

Per noi tutti questa gente ha portato solo sventura, come l’ottava piaga, sono arrivati come locuste e come locuste hanno distrutto le messi, l’apocalisse.

Ora siamo “Agile” come dire agilmente rimossi.

Ma c’è ancora forza tra di noi, la si legge ostinata tra i volti di quelli che si scaldano intorno al bidone, perché non riusciamo a credere che si possa sprecare tutto quanto abbiamo costruito in questi anni, prima che arrivasse Mister Sventura con la sua accolita di lacchè.

Perché non riusciamo a credere che si possa così impunemente trasgredire la legge, perché se non ce la dovessimo fare noi non ce la farebbe anche la nostra Italia. Perché allora varrebbe tutto, ed i buoni, si sa, se vale tutto, perdono sempre.

 

 

 

8 Marzo

Ciao,
sono una vostra collega di Bari e vorrei inviarvi una nota che ha scritto un'altra nostra collega in riferimento alla giornata di oggi 8 marzo..nonostante la giornata stia già volgendo al termine! Mi piacerebbe condividere le sue parole con tutte le colleghe ...sospese e non!
A presto

Oggi è l’8 marzo, ma, per noi lavoratrici Agile sono tanti anni in cui ogni giorno è l’8 marzo (ovvio, nella sua accezione di giornata di lotta, non di pizze e spogliarelli).

Per anni abbiamo lottato in un mondo del lavoro costruito secondo paradigmi maschili: abbiamo dovuto continuamente dimostrare di essere più brave per poter svolgere lo stesso lavoro dei nostri colleghi, abbiamo dovuto combattere/accettare ritmi ed organizzazioni che non tenevano in nessun conto la conciliazione con i tempi della vita privata.

Abbiamo lottato e subito le prime crisi: Olivetti e Getronics, nelle quali le donne sono state le prime ad essere espulse dal mondo del lavoro.

Stiamo vivendo quest’ultima terribile, lunghissima vertenza, un mostruoso incubo da cui non riusciamo a svegliarci: la fase Eutelia Agile.

Abbiamo partecipato attivamente al presidio della sede, alle iniziative, alle manifestazioni, alle discussioni……. ancora tanti 8 marzo.
E, pur essendo numericamente parecchio inferiori ai nostri colleghi, la nostra partecipazione è stata percentualmente più alta.
PERCHÈ?
Perché noi non rischiamo di perdere solo il nostro posto di lavoro come i nostri colleghi (e scusate se è poco!)

Noi rischiamo di perdere in un sol colpo tutte le nostre lotte, tutti i tanti 8 marzo della nostra vita.

Rischiamo di perdere uno stipendio che è anche indipendenza individuale.

Rischiamo di perdere il lavoro nel quale ci siamo impegnate con passione, sentendo le nostre capacità aumentare, accettando nuove sfide e scoprendo di essere brave. Rischiamo di perdere il piacere di lavorare misurandoci prima di tutto con noi stesse.

Noi abbiamo investito nel lavoro una domanda forte di valorizzazione, esistenza, riconoscimento.

Per noi il lavoro è IDENTITÀ, AUTONOMIA, LIBERTÀ, in una parola CITTADINANZA, INTESA COME POSSIBILITÀ DI AUTOREALIZZAZIONE A PARTIRE DAL “PROPRIO POSTO NEL MONDO”.

NOI RIVOGLIAMO IL NOSTRO POSTO NEL MONDO PERCHÉ A TORNARE A CASA NON CI PENSIAMO NEMMENO!!!!!!!!!!!